Storia

Le condizioni economiche sono degradate, ma Aquilonia non è ancora la "miserabile bicocca" come viene definita dalle cronache ottocentesche di soldati e patrioti che creano il mito delle masse popolari feroci e sanguinarie. La plebe è povera, ma non ancora cenciosa e disperata. Le contraddizioni del mancato sviluppo moderno delle campagna esplodono a Carbonara in modo più vistoso che altrove per il fatto che qui mancavano completamente qualsiasi altra voce econonomica che non fosse la terra.
 
Prese corpo e vigore il fenomeno del brigantaggio, presente in forma limitata a Carbonara/Aquilonia nei secoli precedenti. La rivoluzione napoletana del 1799 fu percepita come un ulteriore tragico attacco ai bisogni dei contadini. Il ceto borghese locale, modesto, privo di una vera forza economica, viene visto come avversario pericoloso e minaccioso per la popolazione. Contro la rivoluzione borghese e cittadina, insorgono le popolazioni delle campagne. Aquilonia si rifiutò di divenire "repubblicana", e nessun albero della libertà fu piantato in paese. Protette dall’intrico fittissimo dei boschi di Castiglione, Sassano, Pietrapalomba e Monticchio, scorazzano le "comitive" dei briganti: la banda di Vito Errico, denominato "il matto"; quella di Pasquale Mauriello detto Vuozzo; la banda di Calabresi. Si trattava di formazioni di soldati sbandati, banditi e ladri comuni che si erano uniti col pretesto di favorire la restaurazione dei Borboni sul trono di Napoli e si erano poi dati alla macchia. Carbonara-Aquilonia fu esposta alle scorribande, ai saccheggi, alle rapine dei briganti che rendevano così pericolosa la campagna irpina e la vita nelle isolate masserie dell’altopiano.
 
Le riforme di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat rinnovarono la vita civile delle popolazioni meridionali. Con l’abolizione della feudalità nacque il "Comune" di Carbonara, con nuovi organismi amministrativi e nuove risorse economiche, al posto dell’antica "Università" medievale. Le terre tolte agli antichi signori feudali furono assegnate al demanio comunale. Si accese allora una nuova aspra contesa tra i ceti sociali del paese per il controllo e lo sfruttamento della terre tolte definitivamente alla nobiltà, che travagliò il paese per oltre un secolo.
 
Agli inizi dell’Ottocento anche a Carbonara-Aquilonia cominciarono a diffondersi le nuove idee politiche liberali e si svilupparono le prime tensioni risorgimentali. Furono fondate due società segrete che dettero il loro contributo ai moti costituzionali del 1820-21 e alla rivoluzione del 1848.

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