Storia

La coltivazione e la produzione di grano aumentò considerevolmente in alta Irpinia proprio in questo periodo. Il bosco, così caro alle cacce di Federico II di Svevia, cedette il posto alla coltura del grano. A Carbonara la superficie destinata alla coltura granaria triplicò. Ma, qui come altrove nel Regno, "ogni razionalizzazione e gestione moderna della terra sarà impossibile e destinata a fallire" (G. Incarnato). Le campagne sono "sovraffollate" e l’aristocrazia meridionale, benché attraversi un momento splendido dal punto di vista culturale e intellettuale, non è in grado di condurre una razionalizzazione dei processi produttivi. Le recinzioni, possibili altrove, sono impraticabili al Sud, quindi anche ad Aquilonia.
 
Il destino feudale di Carbonara si unì a quello di Sant’Angelo dei Lombardi alla metà del Cinquecento sotto la signoria dei Caracciolo, già conti di S.Angelo dei Lombardi dal 1426. Proprio sotto i Caracciolo il paesi si dotò di Statuti municipali (1560) che ancora ai primi del Novecento erano custoditi nell’archivio comunale e che oggi sono dispersi. Sappiamo tuttavia che gli Statuti constavano di 127 articoli e che essi cercavno di tutale il pù possibile l’autonomia dei cittadini, limitando i poteri del feudatario, soprattutto nell’elezione dei funzionari, e sancendo ampie autonomia di gestione e di sfruttamento degli estesi demani univesali, di quelli feudali e in parte anche di quelli che avrebbero dovuto essere di esclusiva pertinenza del faudatario ma che per speciale grazia del conte Caracciolo restavano suscettibili di utilizzazione da parte deio cittadini carbonaresi. Nel Seicento, dopo una breve signoria della famiglia Carafa, Giovan Vincenzo Imperiale, colto letterato di una antica e nobile famiglia di Genova, acquistò nel 1636 il feudo di S. Angelo dei Lombardi, di cui Carbonara-Aquilonia faceva parte insieme ad Andretta, Nusco, Lioni.
 
Gli Imperiale, principi di S. Angelo dei Lombardi, governarono il feudo e Carbonara fino alla fine della feudalità. Tutto il Settecento fu segnato da aspre lotte tra il signore feudale e l’Università di Carbonara. Pesano ancora i retaggi di contrapposizioni ideologiche molto marcate circa una valutazione dell’opera dell’aristocrazia riformista meridionale, ai quali gli Imperiale appartenevano, e in genere di tutto il processo storico tra riforme e rivoluzione della fine del Settecento, come sohno ancora molto forti le incertezze su quel complesso fenomeno politico e sociale che è stato la borghesia meridionale. E’ certo però che la situazione a Carbonara alla fine del Settecento è molto grave. La pressione demografica sulla terra è forte. I contadini rivendicano il diritto di sfruttare in modo ampio le terre demaniali per il pascolo, per la semina, per ottenere il legname da costruzione e da riscaldamento, come era stato sempre praticato in paese.

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