Storia

Al crollo dello stato normanno subentrò il regno svevo di Federico II. L’imperatore tedesco ebbe molta cura dei boschi di questa zona, rigogliosi fin dall’antichità ed importanti per la produzione del legname. E’ attestata per Carbonara-Aquilonia in questo periodo la singolare "produzione" di "penne di avvoltoi" che venivano raccolte ed utilizzate per la costruzione dei dardi da balestra chiamati quadrelli.
 
Agli Svevi subentrarono gli Angioini. Alla lotta tra queste due signorie per il dominio nel Sud Italia partecipò apertamente anche Carbonara-Aquilonia con i suoi casali di Pietrapalomba e Sassano. Ancora una volta i carbonaresi si opposero al nuovo, levandosi in armi a favore degli svevi contro i nuovi venuti angioini. Proprio un Enrico "todesco", signore di Pietrapalomba, fu tra i capi di una rivolta sveva contro Carlo d’Angiò nel 1267. I ribelli tuttavia svevi furono sconfitti. La fine di Enrico di Pietrapalomba, ucciso a Napoli, e degli altri capi della rivolta ci è narrata da Pandolfo Collenuccio nella sua storia. Gli angioini si divisero i feudi irpini. Galeotto di Fleury ebbe Calitri, Riccardo di Bisaccia Carbonara, i Gagliardi ed altre famiglie ebbero la signoria su Lacedonia e gli Stendardo quella su Monteverde. Diverse famiglie nobili si contesero la supremazia su queste terre e su diversi casali antichi che tra il XIX ed il XV sec. cominciarono lentamente a scomparire. La malaria provocò lo spopolamento nelle zone più basse del territorio ofantino, verso il fiume. Le incursioni di corsari almugaveri e turchi, che dalla costa pugliese risalivano l’Ofanto, minacciavano la sicurezza degli insediamenti della vallata. Scomparvero così i casali di Castiglione della Contessa sotto Calitri, già assalita nel 1348 da orde di ungheri che allora ponevano l’assedio al castello di Melfi, di Sassano, di Pietrapalomba nei pressi di Carbonara. Le vestigia delle antiche rocche fortificate di Carbonara si possono scorgere ancora oggi, inoltrandosi a piedi nell’intrico fitto dei boschi.
 
Aquilonia, e tutto l’altopiano ofantino, partecipò alle lotte e alle vicende politiche che caratterizzarono la storia del Mezzogiorno in epoca moderna. Durante il regno degli Aragonesi Gabriele Del Balzo-Orsini, signore di Venosa, e di vasti feudi in Basilicata, Terra di Lavoro e Principato Ultra, ebbe la signoria anche su Carbonara-Aquilonia e Lacedonia. Nelle sue mani si trova anche il La lunga guerra tra i Francesi e gli Spagnoli che si contendevano il Regno di Napoli coinvolse anche Carbonara-Aquilonia e tutti i paesi della regione. Durante gli assedi delle città costiere il grano alle truppe giungeva ad esse dai paesi irpini dell’altopiano ofantino. Con il fallimento della congiura dei baroni i Del Balzo furono privati dei loro beni e Carbonara ritornò alla corona, che assegnò i beni dei Del Balzo a Federico I e poi, attraverso alcuni passaggi, entrò a far parte nel 1507 dei beni di Consalvo di Cordova, il gran capitano, che aveva vinto i francesi ed assicurato alla Spagna il Mezzogiorno d’Italia.
 
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